Un amore che sembrava finito, salvo poi rinascere a sorpresa a distanza di tanti anni: è quello tra Stefano Carini, 56enne di Piacenza, e il mondo dei soldatini.

Una passione, come lui stesso ci ha spiegato in questa intervista, nata fin da quando era ragazzino e che oggi continua ad alimentare, insieme a quella per la Vespa e le rievocazioni storiche. Tra ricordi di giovinezza, collezioni e trucchetti del mestiere, ecco cosa ha raccontato a Soldatini Shop.

Come è nata la tua passione per i soldatini? C’è stato un momento specifico, una persona o un’esperienza che ha scatenato il tuo interesse?

La mia esperienza con il mondo dei soldatini è stata sicuramente particolare. Questa passione è nata fin da quando ero ragazzino. Quelli nati nel mio periodo, parlo di metà anni 60’, giocavano spesso coi soldatini. Dopotutto costavano relativamente poco e poi la tv, che all’epoca passava tanti film western e di guerra, ha sicuramente avuto una certa influenza. C’è da dire però che crescendo questa passione si è un po’ assopita per lasciare spazio a tanti altri interessi. Tutto questo finché un giorno, tornando nella vecchia casa di famiglia per svuotare la soffitta, è sbucato fuori questo bidoncino di cartone in cui ho ritrovato tutti i miei vecchi soldatini. Pur essendo felice della cosa, devo dire che sul momento non gli ho dato tanto peso. Poi, pian piano, ho cominciato a metterli in ordine e a buttare l’occhio, quando potevo, in diversi mercatini delle mie parti, per capire se riuscivo a trovarne di altri. Quindi, dopo anni di inattività, sono tornato a comprare e a collezionare. Dal 1994 ad oggi non mi sono più fermato.

Stefano, collezionista di Soldatini di Piacenza

Ora chiudi gli occhi e prova a ripensare alla tua prima collezione di soldatini in assoluto. Cosa ti ricordi? L’hai mai conclusa?

Ho iniziato con le scatoline prodotte dalla ditta Atlantic, quelli che nel gergo si chiamano “i piccolini”, in scala h0. Parliamo di soldatini alti 2 cm. Queste scatoline venivano vendute in cartoleria e tabaccheria al costo di, ricordo benissimo, 100 lire. Si trattava di una collezione dedicata all’esercito italiano, con tutti i vari reggimenti. Negli anni successivi l’Atlantic mi avrebbe fatto compagnia producendo tantissime altre collezioni, tra cui quelle storiche e western, ma il mio primo ricordo è legato senza dubbio a quella italiana.

 

Cosa ti affascina di più nel collezionare soldatini? C’è un periodo storico, una marca, una nazionalità o un tema specifico che prediligi?

Ho sicuramente dei bei ricordi legati ai prodotti Atlantic, che è la marca che mi ha accompagnato agli inizi, però nel corso del tempo mi sono interessato anche a prodotti di altre ditte. Stesso discorso per il periodo storico: non credo di aver mai avuto preferenze particolari. Dovendo scegliere però, devo dire che quello più collezionato è sicuramente il periodo western. Credo che ogni singola marca di soldatini abbia prodotto almeno una collezione con indiani e cowboy, che sono in assoluto i più affascinanti.

 

Conosci altre persone con la stessa passione per i soldatini? Hai mai partecipato a gruppi o associazioni di collezionisti?

Diciamo che faccio parte di un gruppo di collezionisti di soldatini ma non abbiamo una vera e propria associazione. Ce n’è però una di cui faccio parte.

 

Di cosa si tratta?

È un’associazione di Parma che fa rievocazioni storiche della Seconda Guerra Mondiale, con cui di tanto in tanto giro l’Italia tra mezzi e divise. E non è neanche l’unica. Un’altra mia grande passione, infatti, è quella per la Vespa. Faccio parte del club di Piacenza. Anche con loro, quando posso, vado sempre con piacere a fare un giro.

 

Tornando ai soldatini: come cerchi di alimentare la tua passione nel tempo? Ad esempio, partecipi ad eventi o mostre dedicate?

Sì, dalle mie parti o comunque in Nord Italia ci sono diverse fiere, anche abbastanza importanti. La prima che mi viene in mente è quella di Novegro (Segrate, MI, ndr.), una fiera del giocattolo che viene organizzata almeno tre volte l’anno e in cui spesso mi è capitato di incontrare collezionisti francesi, svizzeri e non solo. E le alternative non mancano: penso a Verona, Cremona, Piacenza, forse meno note ma non per questo da sottovalutare. In generale però, a guardar bene un po’ dappertutto si trovano mercatini e piccoli venditori, soprattutto di domenica. A volte è proprio qui che, inaspettatamente, si presentano occasioni imperdibili. E in ultimo, non ci dimentichiamo di internet: oggi basta cercare e si può trovare davvero di tutto. Ad ogni modo, secondo me un vero appassionato, dedicando abbastanza tempo a questa attività, riuscirà prima o poi a costruirsi il giusto giro per alimentare la sua passione.

 

A proposito: c’è qualche altro consiglio che vorresti dare a chi sta iniziando o comunque vorrebbe iniziare a collezionare soldatini?

Per quella che è stata la mia esperienza personale, io credo che soprattutto agli inizi bisognerebbe avere un’idea più o meno chiara di quello che si vuole collezionare. Dico questo perché, se da un lato è bello spaziare a 360°, dall’altro lato partire da un periodo storico, un tema, una marca specifica, permette di non sperperare troppe risorse. Mi spiego meglio: magari il rischio è quello di investire comprando di tutto e di più, poi quando capita l’occasione speciale si finisce per non poterla cogliere. Avere un punto di partenza, come è successo nel mio caso per i prodotti Atlantic, aiuta molto. Sì, direi che questa dovrebbe essere la prima regola da tenere a mente. Anche se, non so in quanti la seguiranno.

 

Come mai?

Sai, credo che quella dei soldatini sia una passione, come dire, un po’ in disuso. La mia generazione forse è stata l’ultima ad averci giocato veramente. Quelle successive alla mia, già solo guardando al passato, mi pareva avessero altri interessi: dalle macchinine ai robot, passando per i modellini Big Jim. E non credo che le cose siano destinate a migliorare. Insomma, devo ammettere che un po’ mi rattrista sapere che dietro di noi non ci sarà molto “ricambio”.